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27 MARZO 2019

Building Information Management

Per una settimana di marzo Milano è stata animata dai piu di 500 eventi della Digital Week, al cui interno si è tenuto il panel fra BIM Manager delle principali società di progettazione operanti in Italia dal titolo:

DIGITAL CONSTRUCTION: progetti di successo per l'ambiente costruito.

Anche Simone Villa, nostro BIM Manager, è intervenuto portando nel dibattito l’esperienza BIM che Starching sta facendo da anni e che mette tutto lo staff quotidianamente davanti a nuove sfide, alzando via via l’asticella della complessità del dato di progetto e delle molteplici implicazioni disciplinari in esso contenute.

La tavola rotonda, analogamente a quanto la pratica lavorativa quotidianamente ci dimostra, ha fatto emergere la convergenza di tutti gli attori della progettazione verso una piattaforma di lavoro BIM il cui valore sarà nel tempo sempre meno legato alla mera “M”-odellazione, perchè sta migrando verso il “M”-anagement, inteso nella sua accezione più ampia di padronanza di un processo ramificato, stratificato e dilatato nello spazio e nel tempo.

In effetti, anche senza addentrarsi in terreni ancora ostici come l’estensione della validità del dato di progetto all’interno del processo digitale di valutazione del cost control ed ”earned value management” (5D), o dell’analisi computazionale della sostenibilità di un progetto (6D) o ancora dell’interfaccia smart del facility management del futuro (7D), è chiaro a tutti che ogni singolo passaggio della filiera BIM è determinante in termini di ripercussione su un meccanismo necessariamente più grande dell’operato individuale di ciascuno.

Si è- che lo si voglia o no- ad una svolta epocale nella pratica architettonica integrata, dove la primissima forma di integrazione da ricercare sta nel dialogo con tutti gli attori in campo, primo fra tutti il Cliente, affinchè tutti i passaggi dello sviluppo del progetto ne costituiscano un avanzamento tracciabile, computabile e condivisibile in ambienti software e piattaforme d’interscambio in cui l’operato di ciascuno dialoghi a livello di dato con tutti gli altri contributi senza perdita di valore. Nessuno da solo può gestire una tale complessità, ma il valore dell’intero processo risiede nella professionalità del singolo, nella sua capacità di identificare i propri skills all’interno di un processo molto ramificato che potenzialmente accolga in sé la complessità dell’intero sviluppo di un progetto architettonico, dal concept alla consegna dell’edificio finito.

Per questo Starching sta rinnovando le sue dinamiche lavorative fin dalle fasi di avvio del proprio affiancamento tecnico al Cliente: gli studi di fattibilità, insieme all’attività di advisory e due diligence stanno riorganizzando le competenze proprie dell’analisi preliminare utilizzando piattaforme web, banche dati accessibili digitalmente e strumenti urbanistici disponibili in modalità interattiva sul web, per creare matrici di opportunità e dati statistici rilevanti a supporto dello sviluppo di strategie progettuali per i propri clienti, riuscendo anche a fornire filtri utili alla valutazione dei parametri di ritorno attesi. Lo sforzo più grande sta nell’articolare questa ricerca incrociata puntuale come una procedura efficace e ripetitiva, che getti delle basi tecnico- economiche solide per il dialogo con il Cliente e ne tragga risultati processabili come dati nelle fasi di lavoro successive, e non semplici “suggestioni” o neutri “orientamenti” come succedeva fino ad oggi.

Il DATO che unirà le fasi preliminari della fattibilità con le successive, di approfondimento tecnico-realizzativo, sarà il costo dell’opera, che Starching fornisce oggi al Cliente come budget parametrico di avvio, ma che la progettazione per fasi consecutive interrelate userà come valore di partenza e svilupperà attraverso interfacce computazionali di sempre maggior dettaglio relazionate al modello, per restituire puntualmente l’aggiornamento dei numeri di progetto e poter risalire con precisione ai punti critici responsabili di eventuali scostamenti importanti dallo scenario economico immediatamente precedente.

All’avvento dei social network come community virtuale a scala e risonanza planetaria fu lanciato il motto, oggi popolarissimo “Pics, or it didn’t happen”: l’unica vita di un soggetto all’interno di una comunità virtuale è quella che egli lì condivide attraverso le foto. Tutto quello che non è “postato”, semplicemente non esiste.

Parafrasando questa celebre frase all’interno del BIM, che va configurandosi sempre più come “l’avatar” di ogni costruendo intervento, valgono e contano solo i dati che sono correttamente immessi e correlati nelle piattaforme di coordinamento dell’opera. Tutto quello che non passa attraverso questo sistema e le sue regole, immancabilmente va perso, con tutto quello che la perdita di dati comporta.

E quanto più è il dato- non il modello- a rappresentare il cardine dell’interoperabilità fra i professionisti coinvolti, essere oggi all’avanguardia come società il cui core business è la progettazione integrata significa saper vedere e quindi guidare il passaggio delle competenze disciplinari dell’architettura e dell’ingegneria in valori informazionali condivisibili negli ambienti digitali dove il coordinamento disciplinare ha ora luogo.

 

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